Questa newsletter è scritta in collaborazione con , autrice di , con cui abbiamo parlato di sogni, strade, ostacoli e cambiamento. Enjoy!
Da piccola volevo aprire un negozio di fiori, ma sono allergica al polline.
Avrò avuto cinque anni, e quando ho capito che il mio sogno non si sarebbe avverato ho trovato una nuova ambizione: diventare un’inventrice.
Verso i nove anni non avevo ancora inventato niente.
Mi sono rassegnata e sono passata a un mestiere dei sogni più classico: la veterinaria. Durante qualche lezione di scienze ho scoperto quanti stomaci avevano le mucche e mi è bastato per cambiare di nuovo idea.
Ho immaginato di diventare scrittrice, giornalista, ambasciatrice. Poi ho letto un libro sull’economia e ho pensato che fosse quello che mi serviva: una materia applicabile un po’ a tutto, che mi avrebbe dato tante possibilità di carriera diverse.
Alla fine non ho mai scelto una sola possibilità, e continuo a divertirmi a cambiare idea. L’unica cosa di cui sono certa è che non posso lavorare in un posto con molte piante.
Con
, parlando dei nostri percorsi personali e professionali ci siamo rese conto di avere tante cose in comune, e abbiamo riflettuto su alcuni momenti delle nostre vite in cui abbiamo pensato di dover seguire una strada, per poi scoprire quante cose possano cambiare nel mentre.Ma soprattutto abbiamo capito
che non esiste una "strada", qualcosa di già costruito
che abbiamo la libertà di perderci uscendo dal sentiero, se lo vogliamo
e di crearci di volta in volta il percorso che più ci piace.
Abbiamo provato a confrontare le nostre epifanie in una specie di doppia intervista, le cui domande iniziano sempre con
Quella volta che…
Avrei potuto cambiare e tornare indietro sulle mie scelte
🌊Federica: Dopo qualche anno dalla mia laurea in Marketing e nel mondo del lavoro ho iniziato a pensare di essermi incastrata in un percorso che non mi appartenesse davvero. Invece ho preferito scegliere la coerenza, il senso di responsabilità, di evitare il cambiamento e proseguire il percorso fatto fino a quel momento.
Forse in quel momento avrei dovuto capire che c’era sempre tempo per ritornare sui propri passi e provare a essere persone nuove.
Ogni giorno, in realtà, possiamo essere ciò che vogliamo.
Sono rimasta impigliata in una situazione che non mi faceva bene
🌊Federica: Qualche anno fa vivevo a Bruxelles e, sebbene l’esperienza all’estero fosse stata una mia scelta consapevole, da un po’ di tempo non la sentivo più giusta per me. Per circa un anno ho cercato di convincere me stessa che andava tutto bene, che la mia voglia di scappare fosse solo un momento di debolezza, che ero fortunata a vivere quell’esperienza e che ci ero riuscita anche bene, perciò tanto valeva godersela. Nutrivo un forte senso di dovere verso la vita che avevo creato e le aspettative degli altri. Ma ci ho messo molto tempo per realizzare che, in realtà, ciò che non stavo considerando era il mio diritto ad essere felice. E vivere all’estero non mi rendeva più felice da un pezzo.
Così mi sono armata di coraggio e ho deciso di ritornare a casa, con la coda tra le gambe forse, perché in fondo ci avevo sperato ed erroneamente “tornare” infonde un lieve senso di fallimento di cui nessuno vuole sentirsi responsabile.
Ma, cavolo, quanto mi sono sentita più leggera.
Mi sono riscoperta più forte di quello che credessi
🌊Federica: In uno dei miei primi lavori ho avuto la sfortuna di avere un capo…che mi ha messo alla dura prova. Diciamola così. Il 2018 è stato probabilmente l’anno più sofferto dal punto di vista lavorativo, costantemente combattuta tra la voglia di scappare e la consapevolezza di dover restare. Pensandoci ora mi viene da darmi una bella pacca sulla spalla perché, conoscendomi, la pressione psicologica negativa che sentivo avrebbe potuto schiacciarmi. Invece ho saputo essere più forte della cattiveria e dell’insicurezza altrui e ho deciso di prendere le continue critiche come un modo per fortificarmi e fare meglio ogni giorno. Oggi, ringrazio il mio ex capo e la me di tanti anni fa per aver capito che spesso la vera forza sta nel saper restare.
Ho preso una decisione consapevolmente ma si è rivelata quella errata
🌊Federica: Economia o giornalismo? Era questo il mio dilemma nella scelta dell’Università. Ho valutato tutti i pro e i contro con attenzione. Ho chiesto pareri, mi sono informata, ho cercato di ascoltare l’esperienza altrui. Economia, andata. Mai scelta fu più sbagliata. Per anni ho lottato contro la mia incapacità verso certe materie, il genuino disinteresse verso l’apprendimento di formule e concetti che sapevo non mi sarebbero mai più serviti. Mi sono sentita inadeguata, inferiore, frustrata. Avevo “semplicemente” fatto la scelta sbagliata, perché non era stata una scelta dettata dall’istinto, ma ponderata sulla base di fatti che non riguardavano davvero le mie volontà ma degli standard sociali.
Ho cambiato un sogno più volte per paura di non farcela
🌊Federica: Ho cambiato tanti di quei sogni che non li ricordo neanche tutti. Anni fa volevo lavorare nella moda. Tra i sogni più recenti ci sono stati pubblicare un libro e lavorare nell’editoria. Tutti i miei sogni sono sempre sfumati per la paura di non farcela, perché li vedevo troppo “irraggiungibili” rispetto alle mie capacità. Per la mia impazienza, il volere tutto subito.
Come si fa a trasformare un sogno in realtà? A 30 anni non lo so ancora, ma ammetto che mi piacerebbe tanto scoprirlo.
Ci siamo date delle domande difficili, Federica ed io, ma è stato bello riflettere sui momenti in cui abbiamo preso delle decisioni, sul perché abbiamo scelto alcune strade rinunciando ad altre, su come abbiamo affrontato i cambiamenti.
E forse non si tratta di scegliere la strada giusta, ma di tracciare dei nuovi sentieri.
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